Professore Emerito Paolo Rossi Storia della scienza e della filosofia. Il sole 24 ore del 27 dicembre 2007
Recensioni a "Le droghe spiegate a mia figlia", Recensioni
scritto da il 30-06-2021 11:23
hiari sulle droghe
Scrivere libri per spiegare qualcosa a figli e e figlie, nipoti e discendenti vari è diventato una moda. Dietro la quale sta, almeno in parte, la situazione drammatica delle nostre scuole medie e superiori. Sulla opportunità o la necessità che il papà si metta a spiegare a suo figlio (che di tutto si occupa meno che di leggere) cos´è la filosofia o la relatività o l´evoluzione si può avere qualche dubbio. Forse sarebbe meglio che imparasse quelle faccende a scuola.
Ma delle droghe, come del sesso, è bene che parlino anche i genitori, sia il babbo, sia la mamma e che soprattutto, più o meno, sappiano cosa dire e come dirlo. A questo problema non è dato di sfuggire perché ogni donna e ogni uomo che abbiano un figlio o una figlia giunto all´adolescenza, si trovano (come minimo) davanti alla più o meno accentuata preoccupazione che quello della droga possa diventare, anche per loro, un vero e angosciante problema. Questo libro ha la forma di un dialogo tra l´adolescente Arianna e il suo papà che, all´inizio, appare alla vispa e talora pungente fanciulla come uno che, "facendo il medico dei drogati e degli alcolisti, vede il pericolo da tutte le parti".
La prima parte del libro è dedicata al tema delle abitudini del loro carattere collettivo alla distinzione tra conoscenze superficiali e vere amicizie, alla positività della sintonia affettiva, al posto davvero scarso che ha la riflessione nelle nostre scelte di vita.
La seconda è intitolata "come le droghe trasformano le abitudini in dipendenza" e soprattutto parla dei miglioramenti artificiali che esse provocano, della droga come falsa via di uscita dall´imbarazzo e senso di disaggio derivante dal contatto con gli altri, della difficoltà ad abbandonarle.
Le pagine dedicate al caso Maradona hanno una non comune efficacia "pedagogica". Così come quelle che descrivono il lento, inavvertito e inavvertibile passaggio dall´abitudine alla dipendenza. Aggiungendo un granello di sabbia a un mucchio, quando siamo in presenza di un mucchio? Come si riesce a capirlo? Agli effetti e ai danni delle droghe è dedicata la terza parte ove, molto brevemente, ma con grande chiarezza, si parla dell´alcool e del tabacco, della cocaina, delle pasticche e dell´ecstasy, degli allucinogeni, di collanti e inalanti, spinelli e marijuana.
Spero che molti genitori leggano questo piccolo libro. Dietro ai temi che Margaron affronta in queste pagine ci sono molte debolezze e illusioni, molti errori, molta ignoranza. C´è soprattutto una grandissima quantità di disperazione e di tetro avvilimento. Il tono pacato e distaccato e mai "giudicante" di questo "medico dei drogati" (psichiatra e psicoterapeuta che dirige a Livorno il dipartimento delle dipendenze patologiche) non deve ingannarci. Dietro quel distacco, c´è grande partecipazione e grande umanità e una rara dose di saggezza. E questo lo ha certo capito la pungente Arianna.
Scrivere libri per spiegare qualcosa a figli e e figlie, nipoti e discendenti vari è diventato una moda. Dietro la quale sta, almeno in parte, la situazione drammatica delle nostre scuole medie e superiori. Sulla opportunità o la necessità che il papà si metta a spiegare a suo figlio (che di tutto si occupa meno che di leggere) cos´è la filosofia o la relatività o l´evoluzione si può avere qualche dubbio. Forse sarebbe meglio che imparasse quelle faccende a scuola.
Ma delle droghe, come del sesso, è bene che parlino anche i genitori, sia il babbo, sia la mamma e che soprattutto, più o meno, sappiano cosa dire e come dirlo. A questo problema non è dato di sfuggire perché ogni donna e ogni uomo che abbiano un figlio o una figlia giunto all´adolescenza, si trovano (come minimo) davanti alla più o meno accentuata preoccupazione che quello della droga possa diventare, anche per loro, un vero e angosciante problema. Questo libro ha la forma di un dialogo tra l´adolescente Arianna e il suo papà che, all´inizio, appare alla vispa e talora pungente fanciulla come uno che, "facendo il medico dei drogati e degli alcolisti, vede il pericolo da tutte le parti".
La prima parte del libro è dedicata al tema delle abitudini del loro carattere collettivo alla distinzione tra conoscenze superficiali e vere amicizie, alla positività della sintonia affettiva, al posto davvero scarso che ha la riflessione nelle nostre scelte di vita.
La seconda è intitolata "come le droghe trasformano le abitudini in dipendenza" e soprattutto parla dei miglioramenti artificiali che esse provocano, della droga come falsa via di uscita dall´imbarazzo e senso di disaggio derivante dal contatto con gli altri, della difficoltà ad abbandonarle.
Le pagine dedicate al caso Maradona hanno una non comune efficacia "pedagogica". Così come quelle che descrivono il lento, inavvertito e inavvertibile passaggio dall´abitudine alla dipendenza. Aggiungendo un granello di sabbia a un mucchio, quando siamo in presenza di un mucchio? Come si riesce a capirlo? Agli effetti e ai danni delle droghe è dedicata la terza parte ove, molto brevemente, ma con grande chiarezza, si parla dell´alcool e del tabacco, della cocaina, delle pasticche e dell´ecstasy, degli allucinogeni, di collanti e inalanti, spinelli e marijuana.
Spero che molti genitori leggano questo piccolo libro. Dietro ai temi che Margaron affronta in queste pagine ci sono molte debolezze e illusioni, molti errori, molta ignoranza. C´è soprattutto una grandissima quantità di disperazione e di tetro avvilimento. Il tono pacato e distaccato e mai "giudicante" di questo "medico dei drogati" (psichiatra e psicoterapeuta che dirige a Livorno il dipartimento delle dipendenze patologiche) non deve ingannarci. Dietro quel distacco, c´è grande partecipazione e grande umanità e una rara dose di saggezza. E questo lo ha certo capito la pungente Arianna.
[] []
[]
[]
[]