Il corriere della sera del 29 marzo 2001, Cristina Taglietti"La stagione degli dei"
Recensioni, Recensioni "La stagione degli dei"
scritto da il 30-06-2021 12:10
Un lungo viaggio che inizia nelle società preistoriche con la ricerca dell´estasi e della trance e arriva fino alla sottocultura rave dei giorni nostri, con le sue luci stupefacenti e le pulsazioni ritmiche della musica. Mentre la cronaca manda ogni giorno i suoi angoscianti bollettini di viaggi allucinati senza ritorno e il cinema (con Titanic per esempio) cerca di raccontarne gli intrecci economico-politico-sociali, un saggio dello psichiatra e psicoterapeuta Henri Margaron, appena uscito da Cortina, fa il punto sulla storia delle droghe a cui, soprattutto nell´ultimo secolo caratterizzato da quello che i libertari chiamano il "vizio di proibire" si è sovrapposto un inappellabile giudizio morale che coinvolge la pratica e le vittime.
Ma non è sempre stato così. Il libro di Margaron parte dalle origini e si pone una domanda fondamentale: "perché le sostanze che più hanno influito sulla sviluppo della cultura, delle scienze, e della medicina sono considerate, da oltre cent´anni, le più terribili calamità dell´umanità?" Il destino delle droghe è strettamente connesso con la storia dell´uomo, lo sviluppo delle medicina, i rapporti di potere che, di volta in volta, si sono creati. Fin dall´età paleolitica le erbe sono state usate non soltanto per curare ferite o malattie, ma anche per creare stati di benessere, rilassamento o euforia. Non solo: assumere sostanze era un dei mezzi privilegiati per accostarsi al divino.
L´avvento del cristianesimo smantella i capisaldi del paganesimo, elimina la trance, considera la malattia come l´espressione della volontà di Dio, favorisce la scomparsa del ricorso alle sostanze psicoattive. Ai farmaci si antipongono le indulgenze pontificali, gli oli santi e i ceri benedetti. Fino al Medioevo, quando l´uso di sostanze viene direttamente connesso alla magia e alla stregoneria e le droghe diventano pagine del libro di Satana. È dopo l´anno Mille che alcune erbe escono dalla clandestinità: e se per secoli sopravvive il cliché della setta degli Assassini, sicari prezzolati di origine araba che deriverebbero il loro nome e la loro ferocia dall´hashish di cui fanno uso nel 1382 Raimondo de Viviers, medico dell´antipapa Clemente VII, consiglia al pontefice l´uso regolare di oppio. Per secoli l´oppio è l´elemento base delle preparazioni medicinali più diffuse (viene addirittura usato per addormentare i bambini), ma l´abitudine di fumarlo fa la sua comparsa in Europa soltanto nella seconda metà dell´800.
Fino alla fine del XIX secolo, comunque, nei confronti delle droghe persiste un atteggiamento di curiosità e tolleranza. Basti pensare all´esperienza del Club des Haschischins, un gruppo di medici e artisti, tra cui Delacroix e Daumier, Balzac e Baudelaire che, sotto la guida dello psichiatra Jacques Moreau de Tours, si riuniscono per consumare hashish e approfondire la conoscenza dell´alienazione. È soltanto nel ´900 che le sostanze cominciano a entrare nel quadro della trasgressione e se negli ani ´60 la beat generation concepisce la mitologia psichedelica e la trasferisce ai figli dei fiori, negli ultimi decenni quello della droga diventa un fenomeno spesso legato al crimine e si trasforma in un problema politico, medico, sociale. Un problema rispetto a cui tutte le soluzioni finora ipotizzate sembrano insufficienti e che lascia intendere Margaron nelle ultime pagine del libro, dovrebbe essere affrontato da un punto di vista non solo proibizionistico, anche in considerazione della grande diffusione nel mondo giovanile di sostanze come il MDMA in pratica l´ecstasy, facilmente sintetizzabile in pasticche di cui chi le consuma non conosce né l´esatta composizione né gli effetti.
Ma non è sempre stato così. Il libro di Margaron parte dalle origini e si pone una domanda fondamentale: "perché le sostanze che più hanno influito sulla sviluppo della cultura, delle scienze, e della medicina sono considerate, da oltre cent´anni, le più terribili calamità dell´umanità?" Il destino delle droghe è strettamente connesso con la storia dell´uomo, lo sviluppo delle medicina, i rapporti di potere che, di volta in volta, si sono creati. Fin dall´età paleolitica le erbe sono state usate non soltanto per curare ferite o malattie, ma anche per creare stati di benessere, rilassamento o euforia. Non solo: assumere sostanze era un dei mezzi privilegiati per accostarsi al divino.
L´avvento del cristianesimo smantella i capisaldi del paganesimo, elimina la trance, considera la malattia come l´espressione della volontà di Dio, favorisce la scomparsa del ricorso alle sostanze psicoattive. Ai farmaci si antipongono le indulgenze pontificali, gli oli santi e i ceri benedetti. Fino al Medioevo, quando l´uso di sostanze viene direttamente connesso alla magia e alla stregoneria e le droghe diventano pagine del libro di Satana. È dopo l´anno Mille che alcune erbe escono dalla clandestinità: e se per secoli sopravvive il cliché della setta degli Assassini, sicari prezzolati di origine araba che deriverebbero il loro nome e la loro ferocia dall´hashish di cui fanno uso nel 1382 Raimondo de Viviers, medico dell´antipapa Clemente VII, consiglia al pontefice l´uso regolare di oppio. Per secoli l´oppio è l´elemento base delle preparazioni medicinali più diffuse (viene addirittura usato per addormentare i bambini), ma l´abitudine di fumarlo fa la sua comparsa in Europa soltanto nella seconda metà dell´800.
Fino alla fine del XIX secolo, comunque, nei confronti delle droghe persiste un atteggiamento di curiosità e tolleranza. Basti pensare all´esperienza del Club des Haschischins, un gruppo di medici e artisti, tra cui Delacroix e Daumier, Balzac e Baudelaire che, sotto la guida dello psichiatra Jacques Moreau de Tours, si riuniscono per consumare hashish e approfondire la conoscenza dell´alienazione. È soltanto nel ´900 che le sostanze cominciano a entrare nel quadro della trasgressione e se negli ani ´60 la beat generation concepisce la mitologia psichedelica e la trasferisce ai figli dei fiori, negli ultimi decenni quello della droga diventa un fenomeno spesso legato al crimine e si trasforma in un problema politico, medico, sociale. Un problema rispetto a cui tutte le soluzioni finora ipotizzate sembrano insufficienti e che lascia intendere Margaron nelle ultime pagine del libro, dovrebbe essere affrontato da un punto di vista non solo proibizionistico, anche in considerazione della grande diffusione nel mondo giovanile di sostanze come il MDMA in pratica l´ecstasy, facilmente sintetizzabile in pasticche di cui chi le consuma non conosce né l´esatta composizione né gli effetti.
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